Gli elettori deleganti
- L'elettore Unicivium
- L’iter di una proposta di legge.
- Leader, élites e la scelta dei rappresentanti dell'Unicivium.
La
légalité nous tue.
...Ma con
questa efficace utilizzazione del suffragio universale era
entrato in azione il nuovo metodo di lotta del proletariato che
andò
sviluppandosi rapidamente: si trovò che le istituzioni dello
stato, in cui si
organizza il dominio della borghesia, offrono ancora altri appigli a
mezzo dei
quali la classe operaia può combattere queste stesse
istituzioni statali. Si
partecipò alle elezioni delle differenti Diete (parlamenti
degli stati singoli
dell’impero) , dei consigli comunali, dei probiviri; si
contese alla borghesia
ogni posto alla conquista del quale potesse partecipare una parte
sufficiente
del proletariato. E così accadde che la borghesia ed il
governo arrivarono a
temere molto più l’azione legale che
l’azione illegale del partito operaio, più
le vittorie elettorali che quelle della ribellione.
……………
L’ironia
della storia capovolge ogni cosa. Noi, i
”rivoluzionari”, i
“sovversivi”, prosperiamo meglio con i mezzi legali
che coi mezzi illegali, che
con la sommossa. I partiti dell’ordine com’essi si
chiamano, trovano la loro
rovina nell’ordinamento legale che essi stessi hanno creato.
Essi gridano
disperatamente con Odilon Barrot: la légalité
nous tue, mentre noi in questa
legalità ci facciamo i muscoli forti e le guance fiorenti, e
prosperiamo ch’è
un piacere. E se non commetteremo noi la pazzia di lasciarci trascinare
alla
lotta di strada per far loro piacere, alla fine non rimarrà
loro altro che
spezzare essi stessi questa legalità divenuta loro
così fatale.
Tratto
dall’introduzione di
Friedrich Engels alla prima ristampa di “Le lotte di classe
in Francia” di Karl
Marx. Ed. Riuniti, 1970, pag. 71, pag 81.
Usciamo ora dal merito di questo
scritto vecchio di 120
anni, lasciamo da parte eventuali polemiche ed elucubrazioni
ideologiche che
non ci interessano, per inoltraci nelle considerazioni sul metodo di
lotta
applicato.
È
semplicemente il metodo delle
elezioni politiche che, allora, con l’introduzione del
suffragio universale,
permise ad una buona parte della popolazione lavoratrice, di
partecipare
all’amministrazione della cosa pubblica. La stessa borghesia
aveva messo a
disposizione degli strumenti per fare ciò. A distanza di
anni, ora che il
suffragio universale è una realtà, si
può prendere in considerazione l’ultimo
strumento messo a disposizione dalla Costituzione Italiana che stabilisce per i cittadini
il diritto di
costituire associazioni politiche per partecipare con metodo
democratico alla
formazione della politica del paese.
Sotto questo
punto di vista
dalla costituzione francese del 1830 ad oggi non
è cambiato molto,
soprattutto sono rimaste quelle imposizioni che sono il divieto di
vincolo di
mandato e l’impossibilità di revocare il
rappresentante eletto. Questi, anche
allora impercettibili, ostacoli originari posti dalla borghesia
francese,
permisero comunque la costruzione di un potente partito socialista sia
in Germania
che in Italia. Detti vincoli, purtroppo,
furono
inseriti ugualmente, coscientemente,
nella Costituzione Italiana del 1948.
Come 120 anni fa la classe
operaia utilizzò lo
strumento borghese, quale era il suffragio universale,
così oggi i cittadini che vogliono farsi
promotori attivi di cambiamento possono utilizzare uno strumento
previsto dalla
Costituzione, l’articolo 49 della stessa, per creare
associazioni-partiti con
un nuovo metodo democratico.
I rapporti
con i rappresentanti
politici, chiamati
semplicemente “ i
politici,” devono mutare. Non ci troviamo più in
una realtà ottocentesca dove
si vota per colui che promette di procurare dei vantaggi in cambio di
una
rendita parlamentare garantita. Oggi abbiamo la conoscenza ed i mezzi
tecnologici per dare disposizioni a persone, da noi scelte, di eseguire un compito in
nostre veci
(vincolo di mandato), perché anche se fossimo solo in
867.324, fisicamente
parlando non ci staremmo in Parlamento. Perché mai, santa
miseria, devo
attendermi che qualcuno cerchi di capire di cosa necessito io, spendere
soldi
miei, tramite il rimborso elettorale, per convincermi della
bontà delle sue
scelte per poi, una volta eletto, essere svincolato dalle sue promesse
elettorali?
Ridicolo,
vetusto, out of time.
Si riparte
dal basso, formando
nuove associazioni politiche, utilizzando comunque le istituzioni
presenti sul
territorio nazionale e le sue leggi,
ad
iniziare dalla Costituzione, ed in specifico dall’articolo 49.
Il rapporto
democratico all’interno
di un partito dovrebbe ispirarsi
anche al seguente motto:
Il
sistema è tanto più democratico quanto
più estesa è
l’applicazione del principio elettivo o, in altre parole,
quanto più numerose
(ed importanti) sono le posizioni di potere assegnate attraverso il
procedimento dell’elezione.
K.
Marx.
Occorre seguire questa
massima acquisendo la
consapevolezza di incaricare direttamente, per via
elettiva e non
nominativa, una persona ( l’eletto) a svolgere un importante
ed essenziale
compito per noi, all’interno della pubblica amministrazione.
Occorre prendere
coscienza del fatto che questa persona
deve essere inviata in parlamento o in altri organi
amministrativi
non in base ad una sua promessa,
bensì in base ad un vincolo
che la obbliga a fare quanto è stato stabilito che venga
fatto : il vincolo di
mandato.
Dato il
divieto da parte della
Costituzione di imporre un mandato imperativo vi sono da utilizzare
delle vie
alternative e degli accorgimenti per garantire
all’associazione politica
(partito) la fedeltà al mandato, iniziando dalla scelta del
candidato, da uno
screening della sua vita privata e da altro ancora.
Così facendo
diventeranno superflue le campagne elettorali: i futuri
rappresentanti
politici non necessiteranno più di fare la questua dei voti
poiché il loro
incarico a parlamentare verrà stabilito dai componenti
dell’associazione
politica. Sarà l’associazione politica che
potrà proporli in rete, rivelandone
i pregi, le attitudini, le competenze, il reddito e la fedina penale,
come
candidati nelle liste elettorali per
inviarli al parlamento, mentre questi avranno
l’obbligo di starsene tranquilli,
senza rilasciare interviste, né
fare comizi. Tale obbligo al fine di metterli in condizione di non
essere
rieletti in caso di transito in altri partiti, non essendo conosciuti
da altro
elettorato se non da quello dell’associazione che li ha
proposti e che non li
ricandiderebbe più in caso di non rispetto del mandato
ricevuto.
A rilasciare interviste
possono essere
eventualmente dei rappresentanti
dell’associazione politica, eletti alla bisogna
dai componenti, senza
potere alcuno, vincolati nel tempo al periodo elettorale. Sono sufficienti due o tre
persone colte,
preparate, con capacità
dialettica, scaltre,
che promuovano
l’associazione politica all’interno dei mass-media,
giusto il tempo del
periodo della campagna elettorale.
Terminato il loro compito non avranno comunque mai accesso alla carica
dei due
organi del partito, gruppi di studio e parlamentare, per il motivo
sopra
esposto, cioè a
causa della notorietà
acquisita.
I candidati,
dunque, saranno
prima scelti dagli elettori
dell’associazione con voto palese, via web, mediante firma
certificata, che in
seguito li immetterà
nelle proprie liste
elettorali perché
siano votati durante
le elezioni ufficiali.
In questo
modo viene evitata
l’infiltrazione all’interno
dell’associazione di elementi indesiderabili e non
controllabili. Per
i parlamentari
dell’associazione, una volta eletti, diventa meno possibile il transfughismo in quanto essi non hanno a
disposizione un pacchetto di
voti da offrire come controparte. Se lasciano il partito-associazione
essi
perdono tutti i voti ricevuti, perché non li hanno acquisiti
con una campagna
elettorale, non li hanno carpiti con una questua in occasione di questa.
Il rapporto
con il parlamentare è
così rovesciato. Il parlamentare diventa espressione della
volontà dei
cittadini ed è a loro legato, tramite il vincolo del
mandato, per quanto
riguarda gli specifici interessi, o meglio gli obiettivi politici,
indicati
dall’associazione politica che lo ha eletto. Al di fuori di
questi obiettivi
specifici il parlamentare ha libertà, ma solo
all’interno del parlamento, di
agire secondo la propria coscienza in merito a questioni non prese in
considerazione dall’associazione.
Il
parlamentare eletto diviene
così un incaricato tecnico al fine di raggiungere
determinati scopi prefissati
dall’associazione. Dovessero esserci delle
incompatibilità di vedute su
argomenti non inerenti agli scopi prefissati, l’associazione
non procede nei confronti
del parlamentare, ma può solo rendere noto al parlamentare
la posizione
dell’associazione-partito.
L’indirizzo
“politico” è dato
dall’elettore, nel rispetto degli scopi
dell’associazione di cui egli fa parte,
dopo aver consultato gli specifici gruppi di studio. I gruppi di studio
del’associazione-partito, anch’essi formati da
persone elette e
revocabili, informano
l’ elettore
facilitandolo nella decisione da prendere.
Niente più capi,
sottocapi, probiviri,
commissioni politiche, nomine, e quant’altro
nell’associazione-partito
improntata da un nuovo metodo democratico.
Certo, non
è per niente facile
il capovolgimento
di un rapporto che
sottintende la partecipazione attiva dei cittadini , ma non fare
ciò vuol dire
continuare come finora con i risultati che noi tutti conosciamo.
Modificando
questo rapporto, né il cittadino né il
parlamentare si possono sottrarre alla
responsabilità che comporta il partecipare
all’amministrazione della cosa
pubblica.
Gli elettori
delle Unicivia sono
elettori particolari: sono elettori web-certificati. Essi, per votare
questioni riguardanti l’Unicivium, possono servirsi solo
della rete con firma
certificata e con altri sistemi di riconoscimento ed autenticazione
disponibili. Essi devono iscriversi all’Universitas civium,
cioè dare le loro
complete generalità ed avere una pass-word. Questo a
garanzia che nessuno possa
esprimere un voto, una proposta, una candidatura o una revoca in modo
anonimo,
asserendo di essere altri da sé.
La
certificazione dell’identità
del votante permette anche, in attesa della conquista della revoca del
mandato
da parte dei cittadini tutti, di escludere, se lo si ritiene opportuno,
qualsiasi persona appartenente all’Unicivium, dal delegante
al componente dei
GDS, al parlamentare. Per gravi motivi e ragioni da definire
può essere loro
negato l’accesso all’Unicivium ed ai diritti
derivanti dall’appartenenza ad
essa. In altre parole, la firma o identità certificata
permette anche la
realizzazione di quel meccanismo di controllo messo in atto
nell’antica
democrazia ateniese: l’ostracismo.
Il voto di
questo tipo è dunque
palese e questo palesamento serve per avere diritto a:
- - proporre ed eleggere candidati al parlamento e revocarli, se necessario,
- - proporre iniziative ai gruppi di studio,
- - proporre ed eleggere i componenti dei gruppi di studio e revocarli,
- - proporre ed eleggere pubblici rappresentanti dell’Unicivium con cariche temporanee,
- - votare proposte di legge avanzate dagli elettori web o dai gruppi di studio, di cui i parlamentari si farebbero latori in parlamento.
Il voto via
web a livello
nazionale sarà diretto e non filtrato da Unicivia locali,
dato che un
efficiente sistema web può gestire i dati identificativi di
milioni di
elettori. Se invece non fosse gestibile, ogni Universitas civium locale
dovrebbe inviare all’Unicivium Nazionale i risultati dei
voti, naturalmente
dopo aver accertato l’identità di ogni singolo
votante tramite il controllo
della firma certificata.
Per quanto
riguarda i quesiti
referendari interni, la somma dei voti delle singole Unicivia
determinerebbe
la validità delle votazioni.
Gli elettori
delegano, con mandato
vincolante, il parlamentare tramite il voto via web con il sistema
della firma
certificata.
Insieme al
voto vengono trasferiti
all’ Unicivium i dati degli elettori deleganti per accertarne
l’appartenenza
ed il diritto di voto, di revoca o di proposta.
Il GDS
preposto alle questioni
elettorali, a questo punto, verifica le caratteristiche dei candidati
mettendosi in contatto con loro, verifica la loro
disponibilità e propone agli
elettori le liste elettorali definitive che devono essere da questi
approvate.
Una volta
eletti via web ed
inseriti nelle liste elettorali i candidati idonei
all’attività parlamentare,
gli elettori si recheranno alle urne ufficiali e li voteranno in via
“ufficiale” al momento delle elezioni.
Per quanto
riguarda le elezioni
amministrative, le Universitas civium locali si occuperanno solo della
presentazione delle liste locali composte da candidati scelti in loco
senza un
passaggio dall’Unicivium nazionale, che non deve interferire.
I componenti
dei vari GDS
ed i parlamentari non possono presentare candidature.
L’elettore
può, se necessario,
esercitare l’ostracismo. I due terzi dei componenti
dell’Unicivium devono
dichiararlo, come sempre con voto palese, nei confronti del componente
da
bandire. Con la messa al bando del medesimo il GDS preposto al web
disattiva il
suo accesso telematico
Qui corre
l’obbligo di
puntualizzare un aspetto poco trattato: il voto palese.
Nell’Universitas
civium sia le
proposte che le votazioni sono palesi, non esiste la segretezza del
voto. Tutti
devono sapere degli altri come se si trattasse
di un’alzata di mano nella “piazza
comunale”, tutti devono sapere chi
propone quale persona o quale proposta e chi vota contro.
Essendo le
persone proposte
provenienti dall’intellighénzia non si pone
più il problema del colore politico
in senso stretto anche se l’Unicivium, a causa di una
struttura che fa perno
sulla partecipazione all’amministrazione della cosa pubblica,
pencola
leggermente a sinistra.
Oramai lo schermo del voto
segreto è obsoleto, in
quanto tutti quanti noi esprimiamo chiaramente, ed a volte, anche
violentemente
la nostra appartenenza ideologica. La garanzia della privacy
sicuramente deve
esistere, ma non vedo quale problema possa creare la palese
appartenenza
all’Universitas civium.
Non
è di alcun interesse sapere
per chi si vota: tramite l’iphone vengono tracciati i nostri
percorsi, tramite
i server internet ed i tracker vengono fornite le informazioni sulle
nostre preferenze
“culturali”, tramite la telefonia viene rivelato
chi
frequentiamo, tramite la
scheda ASL si conosce il nostro stato di salute e, se siamo su
facebook, siamo
noi che diamo le nostre informazioni personali gratuitamente. A quale
fine? Al
fine di classificarci non come cittadini, ma come consumatori, come
potenziali
clienti. Oppure al fine di accumulare dati su potenziali
soggetti politici e creare dei dossier a loro carico da
utilizzare in futuro.
Quindi, a
cosa serve la segretezza
del voto?
Altro aspetto
del voto palese e
responsabile è la possibilità di evitare di
incaricare qualcuno all’interno
dell’organizzazione di nominare dei responsabili.
Si possono e
si devono eliminare
le nomine fatte da terzi ed in effetti esse non sono previste
nell’Unicivium.
Niente più presidenti nazionali che nominano vice presidenti
nazionali che a
loro volta nominano presidenti provinciali e così via.
L’elettore
ha la facoltà di dare vita ad una Universitas civium locale
o circondariale,
unica struttura della quale è personalmente responsabile,
avente gli stessi
scopi dell’Unicivium nazionale e nel fare ciò deve
adempiere ai doveri imposti
dalla legge vigente. Creata l’U. locale, la si presenta
all’Unicivium tutta
aprendo un sito proprio con le stesse funzioni
dell’Universitas centrale.
Mentre
all’interno dell’aggregazione vi è
possibilità di evitare le nomine, la stessa
cosa non vale per l’amministrazione pubblica allo stato
attuale e rimando
questa interessante discussione all’approfondimento di Piero
Meaglia in
Schumpeter e la Democrazia[1]
dove l’autore si pone alcune domande:
....
fino a che
punto, anche in uno stato democratico, deve
estendersi il metodo elettivo? Quali e quante cariche pubbliche debbono
venire
scelte attraverso il voto popolare, e quali e quante è bene
che vengano scelte
con altri metodi, come la nomina e il concorso?
Vi sono nello
stato delle funzioni che
richiedono una elevata quantità di conoscenze
specialistiche, come
l’amministrazione della giustizia e parte della
amministrazione pubblica. Non
sempre i membri delle assemblee elettive posseggono quelle conoscenze.
Né
sarebbe saggio affidare la scelta dei titolari di quelle funzioni agli
elettori, in gran parte ancora più impreparati, e dunque
incapaci di una buona
scelta. I titolari di quelle funzioni debbono venire selezionati con
metodi
diversi dell’elezione, come il concorso e la nomina.[2]
Io spero
ovviamente che non si
addivenga alle conclusioni di Schumpeter che invece ritiene impensabile
una
politica senza leader e senza le sue possibilità di nominare
sia all’interno
del partito che all’esterno.
Questo
è certamente un tema, ma lo
è anche quello della lobby P4 che a sentire i più
introdotti aveva potere di
influenza sulle nomine delle cariche dell’amministrazione
pubblica. Se
nell’ambito ristretto dell’aggregazione Unicivium
non vi è necessità di
nomina, nell’ambito della pubblica amministrazione si
potrebbero inserire dei
meccanismi di rotazione, limitazione temporale e revoca della nomina.
Questo a
dimostrazione di
quanto sia importante
l’elezione di ogni possibile carica pubblica.
La
partecipazione all’Universitas
civium è un impegno che molti non sono in grado di prendere
per vari motivi:
ignoranza, avversione, incapacità, mero disinteresse, necessità di
eseguire i dettami di un capo o
semplicemente incapacità di usare Internet.
Chi
è motivato, invece, sa anche
come agire, magari anche solo come supporter a livello locale. Il supporter può essere
anche semplicemente
colui che risolve problemi di software dell’ Unicivium
Locale. Chi è motivato
svolge se non altro un’ attività minima di
passaparola o, perlomeno, cerca di
attivare i propri famigliari.
Non
è necessaria la propaganda,
anche perché una
grossa parte della
popolazione non ha alcun interesse ad un impegno politico come lo
richiede
l’Universitas e non sempre è in grado di valutare obiettivamente la
situazione politico
sociale.
Molti
cittadini, non solo giovani,
hanno l’energia, l’entusiasmo e gli strumenti per
dar vita all’Universitas
civium. Questa dovrà porsi l’obiettivo, da
realizzarsi gradualmente nel tempo,
di prendere in mano le redini dell’amministrazione della cosa
pubblica in un
modo nuovo, umanitario, basato sulla solidarietà e sulla
giustizia sociale, non
sul buonismo, sull’ assistenzialismo compassionevole e
caritatevole, impedendo
che la minoranza della popolazione possa appropriarsi abusivamente dei
soldi
versati da tutti.
L’iter
di una proposta di legge.
L’elettore
propone all’Unicivium
nazionale l’iniziativa di legge in modo che tutti ne ven-gano
a conoscenza, anche
tramite l’Unicivium locale che potrebbe essere comunale o di
comprensorio, se
necessario per motivi di web. Se l’iniziativa raccoglie il
50% + 1 voto degli
elettori certificati, il GDS competente nella materia relativa al
contenuto
della proposta di legge in questione se ne incarica, la elabora in modo
da
poterla sottoporre in parlamento, tramite i parlamentari
dell’Unicivium, previa
definitiva approvazione da parte dei due
terzi degli elettori certificati.
La
modalità della presentazione a
titolo personale
della proposta di
legge, anche se proveniente da un movimento, farà in modo
che non vi siano
proposte inutili fatte da disturbatori, disturbati e perditempo, in
quanto chi presenta lo
può fare solamente rivelando
la propria
identità.
Contemporaneamente
qualsiasi
componente della Unicivium può dare vita
all’Unicivium Locale o di comprensorio
per prendere iniziativa di amministrazione della cosa pubblica a quel
livello.
La struttura
è uguale: elettore – gruppo
di studio – eletto, con la differenza che
l’elettore è lo stesso che si
interfaccia con L’Unicivium parlamentare.
Il gruppo di
studio, invece, ha
solo interesse ed operatività locale ed ha
i limiti dei GDS nazionali, quali
l’illeggibilità dei suoi componenti a
cariche elettive di qualsiasi livello.
Con queste prerogative dell’elettore di potere di candidatura e di revoca del parlamentare, di potere di elezione e di revoca dei componenti dei gruppi di studio, di potere di proposta e di successiva approvazione di disegni di legge all’interno dell’Unicivium da portare poi in parlamento, la strada ad un più efficiente controllo della pubblica amministrazione da parte dei cittadini è aperta.
Leader, élites e la scelta dei rappresentanti dell'Unicivium.
In un
siffatto sistema non si pone
più il problema del leader-capo del partito che decide la
collocazione dei suoi
preferiti. Si risolve anche il problema delle quote rosa,
perché sono gli
elettori che decidono; se ci dovesse essere ancora una prevalenza di
uomini
all’interno dell’Unicivium, allora dipenderebbe
esclusivamente da una ridotta partecipazione
delle donne. Si risolve anche il problema della rottamazione, termine
che trovo
terribilmente spregiativo, perché con il sistema
dell’Unicivium verrebbero
scelti dagli elettori che ne fanno parte i candidati
parlamentari e gli studiosi unicamente per
il loro valore e per la loro competenza; perché escludere
una persona anziana,
come vogliono i rottamatori, se è una persona di valore,
quando si ha la
possibilità di revocarla quando si vuole nel sistema
Universitas civium?
L’Unicivium
ha interesse a non candidare
persone con un passato di attività politica, imprenditoriale
, mediatica,
confessionale o giornalistica o comunque di
notorietà. Queste persone sono benvenute come
elettori deleganti, come portavoce eletti, ma
non come componenti di gruppi di studio o di parlamentari, per ragioni
facilmente
comprensibili.
L’Unicivium
non ha il compito di
formare o rappresentare una nuova élite di pubblici
amministratori. All’interno
di essa ci saranno,
sì, delle eccellenze
scelte dagli elettori tra l’intellighénzia che si
mette a disposizione, che si
mette al servizio, ma per un periodo limitato, ed è proprio
questa limitazione
nel tempo, come anche la possibilità di revoca, che
impedisce la formazione di
élites all’interno dell’Unicivium,
impedisce che l’intellighénzia divenga una
forza guida di uno o di più gruppi di studio.
Nel bene o
nel male, giusta o
sbagliata che sia, la decisione rimane in mano agli elettori che
dovranno
affrontare temi
brucianti come
l’immigrazione, la giustizia, il lavoro e così via.
Un’aristocrazia
dell’amministrazione pubblica non esiste più da
tempo e men che meno essa
esiste all’interno di un sistema verticistico di potere come
il partito che
può, al più, formare una casta. Il partito nella
sua forma attuale è
un’organizzazione verticalizzata; si è visto di
recente nello schieramento
politico maggioritario italiano che il capo ha richiamato con lo
schiocco delle
dita il suo ministro delle pari opportunità e ha fatto
rientrare nei ranghi,
con un buffetto sulla guancia, il suo ministro della
gioventù; la cosa dimostra
un palese e forte controllo da parte del capo sui suoi gregari. Anche
la nomina
del segretario del partito e la sua conseguente acclamazione, invece
dell’elezione
dello stesso da parte della base, è una prerogativa del capo
ai quali i più si
piegano.
Questo
è il potere a noi tutti
noto, dove il capo permette la spoliazione. Non intendo con
ciò lo spoil
system, ma la depredazione sistematica della ricchezza pubblica ad
opera degli
amministratori, a partire dai suoi più vicini collaboratori
tramite pubblici
appalti, fin giù, nella scala del potere, al sindaco che
elargisce posti di
lavoro nell’amministrazione pubblica, a livello comunale.
Il voler fare
a meno del capo pone
diversi problemi.
Stiamo
attualmente (2011)
assistendo ad una discussione sull’opposizione parlamentare
che si ritrova
senza un capo carismatico. E’ sempre stata una
particolarità del mondo
conservatore la necessità di avere un capo, una figura alla
quale delegare il
potere, una figura che risolva i problemi, così che non
occorra doverli
affrontare di persona, una persona alla quale affidare le chiavi
dell’amministrazione e della nazione.
Non
è comprensibile perché la
destra politica biasimi la sinistra di non avere un capo carismatico
forte,
perché la sinistra, si sa, ha scelto in teoria e per
tradizione la strada della
partecipazione, del decidere insieme, del cercare di controllare
l’operato dei
suoi amministratori.
Stranamente in questo
periodo è proprio la
sinistra che va alla ricerca del capo, della figura che possa coagulare
una
pensiero, che possa aggregare delle persone e trascinarle verso una
nuova
unità.
Con quale risultato? Di
tenere comunque
lontano il cittadino dalle decisioni e dall’amministrazione
della cosa
pubblica? Di delegare comunque e sempre qualcuno a decidere al proprio
posto?
Quale bisogno ho io cittadino di un nuovo capo carismatico, anche se
questi mi
propone un nuovo rapporto tra capo e gregari? A parte il rapporto
nuovo, avrei
sempre a che fare con un capo. Senza acredine, è proprio
questa figura che
dobbiamo accantonare ed è quello che si intende realizzare
all’interno
dell’aggregazione Unicivium.
Il capo non
esiste senza gregari;
se non vi sono persone che lo considerano tale, il capo non
può esistere. Ciò
che è più temibile in questo rapporto sono
proprio i gregari e li abbiamo
conosciuti durante il secolo scorso nei loro aspetti più
atroci. I gregari sono
persone che, per vari motivi ( la adorazione del capo, la voglia di
arricchirsi,
la possibilità di esercitare potere o di avere
visibilità mediatica) hanno
dichiarato fedeltà al capo e che, per mantenere la loro
posizione, devono comunque
e sempre operare in suo favore.
Questo dovere
verso il capo ha i
suoi vantaggi, perché scendendo lungo la piramide del
potere, a loro volta, i
sottoposti ridistribuiscono capillarmente queste prerogative fino ad
influire
profondamente nella società civile. Si va dalle mogli e
fidanzate di
parlamentari nazionali, elette a livello regionale, fino
all’affitto a privati
di beni del comune a prezzi più bassi di quelli di mercato.
E’
ovvio, a questo punto, che più
persone della società civile sono coinvolte, più
diventa stabile questo
perverso ed ingiusto sistema.